Nei giorni scorsi abbiamo letto dell’interesse mostrato dal colosso statale cinese Faw in partnership con la Silk EV, che è americana, per un investimento di oltre un miliardo di euro, da posizionare fra Reggio Emilia e Bologna, destinato a un impianto per la costruzione di auto elettriche.
Dunque, siamo nel cuore della cosiddetta Motor Valley e sarebbe questo il motivo che spinge qui i cinesi. Qui da noi ci sono grandi marchi automobilistici e motociclistici, nonché filiere specializzate.
Ma, più di tutto, in questo territorio unico al mondo c’è una ineguagliabile passione per la meccanica, per il motorsport, per l’innovazione.
In lizza, per ospitare questo auspicato futuro insediamento, con il suo carico di occupazione e indotto economico, sono in molti. Reggio Emilia mette sul tavolo l’area del Campovolo, ben servita a livello di infrastrutture. Non è da meno Bologna, che sul piatto posa l’uscita Val Samoggia, là dove già si trova la Philip Morris.
Il gioco potrebbe essere fatto, ma una mano buona c’è anche a est di Bologna, in piena Città Metropolitana. C’è Fossatone, zona produttiva di Medicina. Un po’ isolata ma con la complanare e la nuova San Carlo nemmeno troppo. C’è Poggio Grande: a est della San Carlo. Qui il Comune di Castel San Pietro ha ancora spazio. E poi c’è Imola. La città romagnola vanta la tradizione sportiva con il suo autodromo che ha perduto un po’ lo smalto ma che non vede l’ora di ospitare test di silenziose auto elettriche. Solo che a Imola non c’è molta superficie e una variante urbanistica non si può fare con un Comune commissariato almeno fino a settembre, mese in cui gli imolesi dovrebbero tornare a votare per un nuovo Consiglio comunale.
Vincerà il più veloce, quello che saprà abbattere le barriere della burocrazia e saprà garantire la migliore compatibilità ambientale e sociale a una struttura di grandi dimensioni che, lo immaginiamo, non piacerà a tutti.
MC